Avevo promesso che avrei fatto seguito al mio precedente articolo trattando della regolazione della corrente negli alimentatori lineari, ma cercando il materiale necessario, ho trovato vecchi schemi ed appunti relativi ai due regolatori menzionati con cui tanti anni fa ho costruito i miei primi alimentatori; ho pensato quindi di "ricordare" questi mitici e dimenticati integrati che per molti anni hanno accompagnato ogni sperimentatore elettronico.
Nella foto un alimentatore variabile "anni '80" fatto con l'uA723 e due 2N3055, recentemente riparato sul Forum.
L'integrato uA 723, L 123, MC 1723, LM 723 (lo hanno chiamato in mille modi) resta per me la base migliore da cui partire per costruire un valido alimentatore; inizialmente si presentava in contenitore metallico con 10 pin, successivamente arrivo' in configurazione DIL a 14 pin ed ultimamente ne e' stata fatta anche una versione SMD.
Altro regolatore di fama e' L 200 ottimo per regolare sia in tensione che in corrente e spesso usato per la ricarica delle piccole batterie al piombo.
Il suo pregio maggiore e' quello di poter erogare, senza transistor di potenza a supporto fino a 2 ampere, se ben raffreddato.
Indice |
uA 723 - Caratteristiche tecniche
In effetti il nostro regolatore e' un po' datato, essendo nato nel 1967; tuttavia ha caratteristiche e prerogative che nulla hanno da invidiare ai piu' moderni integrati.
Quando nel 1969/70 venne introdotto in Italia, per queste sue prerogative venne subito impiegato negli alimentatori stabilizzati commerciali.
Prima di cominciare a trattare dell'integrato, ritengo doveroso mettere in evidenza le differenze tra i pin che si riscontrano tra il contenitore TO 100 a 10 pin ed il DIL a 14 pin anche perche', alcuni schemi a seguire tratteranno entrambi i modelli.
Per quanto attiene le caratteristiche citate, LM723 e' un regolatore lineare di precisione con uscita variabile;
nelle figure che seguono e' illustrata la struttura interna:
Il circuito, costituito da un diodo zener alimentato a corrente costante e da un buffer, fornisce al pin 6 V ref una tensione stabilizzata di riferimento di 7.15V.
Il transistor interno (all'estrema destra) costituisce l'elemento serie che fa capo ai terminali VC (pin 11) e OUT (pin 10), mentre l'amplificatore operazionale, collegato alla base del transistor stesso, costituisce l'amplificatore d'errore ovvero il vero e proprio stabilizzatore interno dell'integrato.
Il secondo transistor (in basso) e' il limitatore di corrente la cui base risulta collegata al Current limit (pin 2) e l'emettitore al Current sens (pin 3).
Tra il terminale (13) Frequency compensator e l'ingresso - IN (pin 4) dell'amplificatore d'errore, di norma viene inserito esternamente un condensatore di compensazione per sopprimere le oscillazioni ad alta frequenza.
Il terminale VZ (pin 9), collegato all'anodo dello zener da 6.2V, viene utilizzato come terminale d'uscita solo per particolari configurazioni.
Il regolatore deve essere alimentato sul terminale (12) VCC+ e (7) GND.
La massima tensione applicabile e' di 40V.
Affinche' il regolatore funzioni correttamente e' necessario che tra Vin e Vout ci sia un minimo di differenza di 3V per l'effetto "drop out" ; conseguentemente la massima tensione ottenibile con Vin uguale a 40V, sara' di 37V.
La tensione minima accettata in ingresso e' di 9.5V mentre la tensione minima utile e' di 2V.
La massima corrente d' uscita e di 150mA, non sufficienti certo per la maggior parte dei nostri circuiti ma quanto basta per pilotare la base di un transistor (o piu' transistor) di potenza che ci permetteranno di raggiungere le correnti desiderate.
Perche' il uA 723 possa darci una tensione stabilizzata e' necessario collegare alcuni componenti esterni che ci permettano di regolarlo.
A tale scopo il costruttore prende in esame sul datasheet due soluzioni di massima: la prima per un regolatore da 2 a 7V e la seconda da 7 a 37V illustrandole come segue:
Vediamo che sono state aggiunte le due resistenze necessarie per stabilire la tensione d'uscita e quella per la limitazione della corrente.
Per dimensionare tali resistenze, il costruttore consiglia di seguire la seguente tabella; adottando i valori per R1 ed R2 indicati, otterremo la tensione fissa corrispondente (elencata all'estrema sinistra della tabella).
Al fine poi di ottenere una tensione variabile in modo lineare si dovra' interporre, come indicato in calce alla tabella, un potenziometro tra le due resistenze.
R1 ed R2, in tutti i casi dimensionano la massima tensione d'uscita sulla base delle due seguenti formule:
Vout = Vref x R2 : (R1 + R2)
Vout = Vref x (R1 + R2): R2
L' uA 723 in pratica
In passato, come gia' accennato, ho avuto modo di riparare (e costruire per me e per altri) alcuni di questi alimentatori commerciali da cui ho ricavato gli schemi di massima che ora vi illustrero'.
Quello che segue, che impiegava il uA 723 a 10 pin in TO 100, era il piu' comune e permetteva tensioni variabili da 0 a 24V con corrente massima di 2/2.5A, naturalmente ponendo il transistor di potenza su di un adeguato e "generoso" dissipatore :
Prima pero' di illustrare lo schema, vorrei fare una piccola premessa.
Quando il 723 arrivo' in Italia, il suo grande successo fu dovuto al fatto che mai prima di allora, con circuiti tradizionali basati su zener e transistor si era mai riusciti ad ottenere (almeno in modo semplice), tensioni inferiori ai 4/6V in uscita.
Ci si basava infatti su configurazioni simili alla seguente:
In questi circuiti la tensione veniva regolata tramite il potenziometro R4 che, collegato tramite R3 ed R5 ai terminali d'uscita , pilotava la base dell' "amplificatore d'errore" TR2.
Lo zener, applicato sul suo emettitore, non poteva scendere piu' di tanto come valore perche' in tal caso la sua deriva termica sarebbe andata a sommarsi a quella della giunzione base-emettitore del bjt, compromettendone il funzionamento ottimale.
Con il nostro regolatore invece, che gia' offriva range di tensione da 2 a 37V, fu possibile scendere ancora ed arrivare al minimo degli zero volt come output minimo, fornendo all'amplificatore d'errore una tensione indipendente da quella da stabilizzare.
Fatte queste premesse, analizziamo ora il nostro circuito:
Per i motivi appena detti, si e' scelto di adottare un trasformatore a doppia uscita: una a 26V e 3/4A da stabilizzare ed una da 12V 0.5A, che ci servira' ad alimentare il circuito amplificatore d'errore.
La tensione a 12V raddrizzata da un ponte da 1A e opportunamente livellata, andra' ad alimentare l'amplificatore d'errore interno all'integrato tramite i pin 8 V+ e 5 V-.
Il pin 4 Vref, come noterete, e' collegato direttamente a massa; in tal modo il ramo negativo dell'alimentazione supplementare fornira' una tensione di riferimento negativa che verra' sfruttata per pilotare i due potenziometri il primo dei quali e' addetto alla regolazione e limitazione della corrente d'uscita ed il secondo per la regolazione della tensione.
L'amplificatore d'errore interno all'integrato ha due ingressi: il pin 3 NON INVERTING INPUT e il pin 2 INVERTING INPUT; il primo lo vediamo collegato a massa mentre il secondo, sara' collegato tramite una resistenza all'uscita positiva e mediante una seconda resistenza al cursore del potenziometro regolatore di tensione. Essendo l'ingresso INVERTING sensibile alla tensione di errore presente su queste due ultime resistenze, se ruoteremo il cursore del potenziometro verso il ramo negativo dell'alimentazione stabilizzata, otterremo tensione 0 ; al contrario, la tensione d' uscita sara' la massima ottenibile.
La tensione stabilizzata che preleveremo dal pin 7 Vc verra' applicata alla base del transistor 2N2905 (un PNP di media potenza) il quale a sua volta pilotera' la base del transistor di potenza 2N3055 (NPN 100V-15A-115W).
Il BC107, collegato al pin 8 V+ tramite il collettore e al pin 1 Current sense con l'emettitore, e' preposto alla limitazione della corrente che viene fissata dal valore di R1 e puo' essere variata agendo sul potenziometro corrispondente. Se porremo come valore di R1 1 ohm, si potra' avere in uscita una corrente di 1A; diminuendo il valore della resistenza a 0.47 ohm, potremmo ottenere 2A. Fissato il valore di R1, agendo sul potenziometro, si puo' ulteriormente limitare la corrente ed adattarla al circuito da alimentare.
Il limitatore della corrente (per chiarire ulteriormente) entra in funzione ogni volta che collegheremo un carico superiore a quello impostato. L'intervento non blocca del tutto l'erogazione della tensione ma la riduce di quel tanto che basta a far rientrare la corrente nei limiti. Quindi se applicando un carico la tensione tende a calare, non dovremo pensare che il nostro alimentatore non stabilizza ma che il carico e' eccessivo rispetto i valori impostati.
Riducendo quest'ultimo entro i valori imposti, la tensione tornera' immediatamente alla normalita'.
Per terminare la descrizione dello schema, possiamo dire che i condensatori posti tra le uscite 2-9 e 10 servono ad evitare autoscillazioni garantendo la stabilita' di funzionamento.
Se poi qualcuno volesse realizzare qualcosa di "piu' impegnativo", le versioni seguenti questa, prevedevano correnti superiori e qualche lieve "modifica di percorso" tendente a migliorare il circuito che, peraltro, e' sempre rimasto quello di base gia illustrato.
I successivi modelli vennero piu' che altro incrementati nella potenza e, per questo motivo, ci si servi' di due trasformatori di alimentazione per eliminare almeno in parte il problema della dissipazione termica. Di seguito le foto dell'interno di uno di questi che, munito di due bjt di potenza 2N3055, vantava potenze fino a 6A.
In questo caso sono state applicate delle modifiche visibili quali l'adozione dei due trasformatori (uno per le tensioni da 0 a 12V, l'altro da 12 a 26V) nonche' l'uso di un regolatore integrato per ottenere la tensione separata per l'amplificatore d'errore.
Nello schema che segue, potete vedere entrambe le soluzioni adottate nonche' un commutatore a relay per inserire le due tensioni alternate provenienti dai secondari dei trasformatori.
Per motivi di spazio ho rappresentato soltanto due dei transistor di potenza che nella versione originale sono cinque e portano l'alimentatore ad erogare correnti dell'ordine dei 10A.
Questo e' l'alimentatore che mi segue fedelmente da oltre trent'anni (gli altri sono fatti con il piu' pratico LM317) e devo dire che non mi ha ma tradito.
In tutti questi anni ho avuto occasione di sostituire soltanto due dei transistor di potenza, probabilmente gia' difettosi all'acquisto, e il circuito di commutazione delle due tensioni in ingresso (visto che si dimostrava "un po' incerto" sul fronte di discesa) con un'altro basato su un amplificatore operazionale.
Per finire, se si volesse ottenere soltanto una buona regolazione di tensione con range 2/26V e 1.5 A , si potra' realizzare il circuito seguente che non presenta, per semplicita', particolari difficolta' costruttive:
L 200 Caratteristiche tecniche
L 200 e' un po' meno complesso del LM723; resta comunque un'ottimo regolatore sia in tensione che in corrente e si presta a numerose applicazioni, prima fra queste la ricarica delle piccole batterie al piombo.
Intendiamoci, anche il 723 se regolato in tensione e limitato in corrente puo' svolgere lo stesso compito ma l'L200 ha dalla sua la semplicita' d'uso.
Per dovere di cronaca, riporto di seguito i dati fondamentali caratteristici di questo integrato ed anche le indicazioni riguardanti la piedinatura:
Questo per quanto attiene la versione Pentawatt; per il modello in contenitore TO3 (con quattro pin) la piedinatura e la seguente, sempre che sia ancora reperibile sul mercato:
E' doveroso anche presentare il diagramma interno dell'integrato, prima di passare all'esame delle particolarita' del regolatore:
Schemattizziamo ora il diagramma ed aggiungiamo i minimi componenti necessari per il funzionamento del circuito:
Abbiamo messo su 'INPUT (pin 1) un condensatore elettrolitico ed uno plastico o poliestere tra OUTPUT ( pin 5) e il riferimento.
Il GND (pin 3) e' pure collegato al riferimento mentre tra Vref (pin 4) e CURRENT LIMITING (pin 2) troviamo il partitore resistivo formato da R1 ed R2, preposto alla regolazione della tensione d'uscita.
Tra lo stesso pin 2 e il OUTPUT ( pin 5 ) vediamo invece la resistenza RSC che limita la corrente.
R2 e' rappresentato come potenziometro, ma qualora volessimo ottenere una tensione fissa, potra' essere sostituito da un comune resistore.
La tensione d'uscita, come per la maggior parte dei regolatori, e' determinata dai valori delle resistenze R1 ed R2 ed e' espressa dalla formula:
Vout = Vref [ 1 + ( R1 : R2 )]
Il costruttore , per R1, raccomanda valori in ohm tra 500 e 1500; stabilita quindi la prima resistenza in 1000 ohm (per esempio) e variando il valore di R2, otterremo:
2.77 [1+ (10000 : 1000)] = 30.47 V
2.77 [1+ (8200 : 1000)] = 25.48 V
2.77 [1+ (4700 : 1000 )] = 15.79 V
e cosi' via.
Per il calcolo della resistenza RSC che determina la massima corrente, si dovra invece considerare:
Imax = 0.45 : RSC
Per cui al variare di RSC avremo in uscita, come massima corrente:
0.45 : 1 = 450 mA
0.45 : 0.47 = 950 mA
0.45 : 0.22 = 2040 mA
Per i calcoli di cui sopra, ho considerato per Vref il valore di 2.77V che e' il valore tipico ma, quest'ultimo, puo' oscillare tra un minimo di 2.64 V ad un massimo di 2.85V cosi' come il valore 0.45
che rappresenta il Current limit sense voltage tra i pin 5 e 2 dell'integrato, puo' variare da un minimo di
0.38 ad un massimo di 0.52.
Di tali valori si dovra' tenere conto in fase di progettazione per non trovarsi, alla fine, differenze (se pur piccole) sia in tensione che in corrente.
L200 in pratica
Lo schema precedente e' il minimo che si possa realizzare e sara' utile ai principianti che vogliano autocostruirlo.
Per renderlo un po' piu' completo e sofisticato, potremmo inserire tre/quattro resistori di diverso valore al posto di RSC, inserendoli volta per volta con un commutatore.
In tal modo potremo ottenere con un semplice clik , vari valori di corrente in base alle necessita' contingenti.
Altre versioni e configurazioni possono essere le seguenti:
In questo caso la regolazione, come si puo' notare, viene fatta con l'ausilio di un OA uA 741; anche con questo schema, il range di tensione resta nei limiti dello schema precedente e la corrente puo' essere regolata da un minimo di 35 mA ad un massimo di 1.5A.
Per ottenere correnti maggiori, come per gli altri regolatori, occorrera affidarsi al sostegno di un transistor di potenza.
I due circuiti che seguono illustrano i collegamenti necessari nel caso si voglia usare (allorche' disponibile) un transistor PNP o NPN.
Nel caso del PNP (a sinistra), con i valori impostati per le resistenze, si otterranno in uscita circa 13.9V con una massima corrente di 4.5A; nel secondo con NPN, mentre il valore di corrente resta invariato, la tensione ottenibile con quei valori resistivi sara' di circa 16 V.
Come per gli altri regolatori, facendo pervenire un riferimento di tensione negativo, si potranno ottenere, come minima tensione d'uscita, zero volt
E, per finire, se si volesse realizzare un buon alimentatore duale da laboratorio, si potra' attingere a questo schema:
Considerazioni finali
Innanzitutto devo scusarmi con quanti aspettavano come seguito al mio primo articolo un diverso argomento; tuttavia avendo trattato di regolatori sia in tensione che in corrente, non mi sono molto discostato dal tema che mi ero prefisso.
Chiedo venia in anticipo per eventuali errori e refusi che, se segnalati, verranno subito corretti.
Anche questa volta ho cercato di sintetizzare il meglio in poco spazio (i due "datasheet" e i due "application note" raggiungono un totale di quasi 100 pagine) e spero di esserci riuscito.
Rimando alla prossima puntata l'argomento che avevo promesso e ringrazio tutti per l'attenzione che presteranno a queste mie righe.
Marco