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Storie di Strafalcioni Tecnico-Economici

Mentre stavo preparando gli articoli sulla generazione di energia elettrica mi è venuta in mente una questione molto importante che ritengo di dover affrontare subito: gli aspetti economici della progettazione e gestione degli impianti tecnologici.
Anche se siete "solamente" dei tecnici, non dimenticate mai mai mai che prima dell'approccio ingegneristico le situazioni devono sempre essere osservate dal punto di vista economico (non è un errore, l'ho scritto tre volte di proposito).
Un bravo tecnico per essere tale, per far bene il proprio mestiere, non può ignorare questo aspetto perché coinvolge profondamente l'ambiente in cui opera.
Ignorarlo, può portare a progetti (ed investimenti) traballanti, sbagliati se non fallimentari.
Per farvi comprendere l'entità del problema, che spazia da piccoli impianti domestici a grandi impianti industriali, vi racconterò tre strafalcioni realmente accaduti, che rendono bene l'idea di quanto un impianto nuovo, anche se funziona benissimo, fatti "due conti" possa diventare... ferro vecchio da rottamare.


Indice

Strafalcione numero 1 - Fotovoltaico e Villeggiatura

Il sig. Mario, il nome è di fantasia, si è lasciato convincere a realizzare un impianto fotovoltaico nella sua casa di villeggiatura. Il tetto è grande e poi si aumenta il valore dell'immobile, perchè non fare il massimo che permette il contatore domestico monofase ?
Detto fatto, ecco installato un impianto fotovoltaico da 6kW.
Dopo un paio d'anni il sig. Mario si rende conto che qualcosa non quadra, non capisce cosa sta accadendo i versamenti che arrivano (o meglio "non arrivano") dal GSE: degli introiti promessi dal "commerciale" che gli ha venduto l'impianto nemmeno l'ombra.
Interviene il tecnico di un amico che gli controlla il sito del GSE per vedere cosa c'è che non va, in particolare guarda il pannello di controllo del contratto di Scambio sul Posto.
“Aaaa, ma per forza non arrivano soldi" dice il tecnico davanti al PC "l'impianto è andato in eccedenza!”
“Cioè, cosa significa?” chiede esterrefatto il sig. Mario.
“Beh, significa che il GSE le ha pagato tutto il contributo possibile fino a compensare le bollette elettriche, ma siccome è una seconda casa e, su base annua, consuma poca energia, ora non possono più darle niente”.
“Ma come” chiede meravigliato il sig. Mario “e l'energia che ho messo in rete che fine ha fatto?”
“Vede” riprende il tecnico “E' bloccata qui, deve premere il tasto di Liquidazione delle Eccedenze”, soltanto che questa energia le verrà pagata una miseria! ”
“Davvero ?” chiede ancora più meravigliato il sig. Mario “Ma non mi avevano detto niente”
“Purtroppo si, ma oltre il danno anche la beffa” conclude il tecnico “oltre a prendere una miseria lei deve mettere questa cifra nella dichiarazione dei redditi, così le tolgono un ulteriore, diciamo, 27%."
"Detta in breve, ha fatto un impianto troppo grande per quello che le serviva, non rientrerà mai nel costo dell'investimento”

Il sig. Mario c'è rimasto proprio male.
Non sappiamo com'è andata a finire, ma sicuramente per rientrare dell'investimento non gli restava che vendere la casa!
Magari era in montagna, speriamo che abbia colto l'occasione di comprarsene una al mare.

Fotovoltaico su unifamiliare

Fotovoltaico su unifamiliare

Strafalcione Numero 2 – Salvarsi in corner

La seconda storia che vi racconto arriva da una citta Capoluogo (del Nord), che un giorno ebbe la bella pensata di realizzare un impianto fotovoltaico sul tetto di una palestra comunale.
Il tetto è grande, ci stanno una trentina di chilowatt, perché non sfruttarlo? Lo facciamo, lo colleghiamo al contatore della palestra, chiediamo gli incentivi al GSE ed il gioco è fatto.
Parte la gara d'appalto, si fanno i lavori, si collegano i pannelli, si fa la pratica di connessione e sono tutti contenti.
L'impianto si accende, tutto funziona per il meglio, eccetto un piccolissimo particolare che non vi ho detto, e cioè che il punto di connessione con la rete, il contatore esistente (di scambio), era intestato a chi utilizzava la palestra, una Associazione Sportiva, intestataria delle bollette com'era giusto che fosse... visto che le luci le usavano loro.
Già qui qualcuno storcerà il naso: che se ne fa una palestra dell'impianto fotovoltaico visto che consuma solo con l'illuminazione e che le luci le usa solo la sera e prevalentemente d'inverno. Mah! Sentiamo allora com'è andata una telefonata intercorsa, il giorno successivo dell'allacciamento, tra un tecnico ed il presidente dell'Associazione Sportiva.
“Pronto, buongiorno, sono il tecnico dell'impianto fotovoltaico. Mi darebbe il codice IBAN dell'Associazione che lo comunico al GSE per farvi accreditare gli incentivi dell'impianto?”
“Cosa? Ma guardi che noi siamo una Associazione, non possiamo percepire dei guadagni, incentivi e nemmeno vendere energia elettrica! Questa cosa... non s'ha proprio da fare!”
Avete capito bene: chi aveva predisposto il progetto aveva dimenticato completamente come gestire il lato economico di tutta la storia. In pratica per l'impianto fotovoltaico andava richiesto un nuovo contatore (punto di connessione) ad uso esclusivo dell'impianto e dal quale cedere tutta l'energia prodotta in rete. Ma nessuno... ci aveva pensato.
Soluzione salomonica per non perdere gli incentivi: il Comune si è intestato il contatore ed hanno salvato, appena in tempo, capra e cavoli.

Palestra

Palestra



Strafalcione Numero 3 – Una gru da rottamare

Una Centrale Termoelettrica da 140 MW del Nord Italia, funzionante a carbone, ha all'esterno una grande gru a cavalletto che preleva il carbone da un piazzale e lo deposita su di un nastro trasportatore. Il nastro a sua volta lo deposita su altri nastri che salgono gradualmente fino alla sommità dei silos dove il carbone è stoccato, per il successivo utilizzo da parte delle caldaie.

Tipica Gru_a_Cavalletto_con_Benna

Tipica Gru_a_Cavalletto_con_Benna

La direzione tecnica dell'ente gestore della centrale propone di farla diventare completamente automatica, senza operatore, così si evitano le complicazioni dei turni dei gruisti, che sono già impegnati con l'altra gru, quella adibita allo scarico del carbone dalle navi.
E poi la gru è molto vecchia, roba degli anni '50, quale occasione quindi per un rifacimento di tutti gli impianti di bordo con inverter e automazione, e sostituire la benna con una più moderna : l'idea ci sta benissimo.
Detto-fatto si appaltano i lavori e il gioco è fatto.
Una volta avviata la macchina ci si accorge però di un problema collaterale: con la nuova configurazione meccanica (e di sicurezza) la gru è molto più lenta prima.
Detta in "soldoni"... per fare le stese manovre di carico e scarico che faceva l'operatore, ci vuole il doppio del tempo !
Vabbè, propone qualcuno, la facciamo lavorare di notte e tutto è risolto (e chissenefrega se è lenta).
Peccato che qualcuno si accorge di un secondo problema molto più importante: i consumi elettrici.
Con la gru molto più lenta infatti, i nastri trasportatori che portano il carbone nei Silos, che consumano centinaia di chilowattora... per metà del tempo funzionano a vuoto! Stiamo parlando di macchine con motori da 50 a 100 e più kW l'una, macchine con inerzie enormi che non possono essere fermate e riavviate ogni minuto (nell'attesa che la gru completi la manovra di carico del primo nastro).
In pratica, con le modifiche alla gru, l'impianto nel complesso consuma quasi il doppio di energia rispetto a di prima e quindi è diventato antieconomico.
Tra l'altro, dato che la gru è stata modificata anche meccanicamente (le corde di sollevamento ora transitano per una puleggia, non sono più dirette sulla benna), non è possibile nemmeno tornare al vecchio sistema: anche se l'operatore si mettesse ai comandi manuali sarebbe comunque troppo lento per mantenere i nastri a pieno carico ed i cosumi sarebbero sempre "abnormi" rispetto alla situazione "ante" modifiche.
La gru così è diventata del tutto inutile: non resta che rottamarla.

Conclusione

Spero di aver portato un contributo alla comprensione di quanto delicato sia il lavoro di un tecnico nel concepimento di una nuova idea, di un nuovo progetto.
Dimenticarsi di osservare le cose dall'alto, a 360 gradi, per cogliere tutto quello che incide sulla sostenibilità "economica" del progetto, può trasformare, nel peggiore dei casi, un investimento apparentemente bello ed affascinante, in materia prima per farci... ferri da stiro.

Saluti a tutti.

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Commenti e note

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di ,

Parlando del "Strafalcione Numero 3" erano tutti calcoli che dovevano fare prima e non scoprire dopo con l'utilizzo. Classico esempio di pessima gestione.

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di ,

Grazie StefanoPC che hai evidenziato un qualcosa che avevo dato per scontato: la divisione per "reparti" delle aziende, ma anche degli enti pubblici. Nell'esempio numero 2 il "reparto" politico del Comune aveva l'obiettivo di realizzare un impianto fotovoltaico per una questione anche di immagine. Naturalmente senza porsi domande tecniche, o amministrative o fiscali: si fa e basta. Per le questioni tecniche ci penseranno i "reparti" tecnici. Peccato che spesso il reparto "politico" senza rendersi conto, molte volte prende anche decisioni tecniche; poi, come spiegato sopra, può accadre che si rivelino irreversibili.

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di ,

Nel mio settore lavorativo vedo abbastanza frequentemente le stesse vicessitudini. Oltre a quanto evidenziato nei messaggi precedenti direi che hai "dimenticato" alcune pratiche in uso nelle grandi aziende. Si lavora per obiettivi. E naturalmente reparti diversi hanno obiettivi diversi. La riduzione del personale é un obiettivo delle risorse umane. La funzionalità dell'impianto a loro non interessa. La ditta che ha realizzato la commessa avrebbe potuto evidenziare la problematica che si andava a creare. Loro anno chiuso un occhio la committenza (che sicuramente lo sapeva) ne ha chiuso un altro e a Natale sono arrivati i "panettoni" a tutti. Ciao

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di ,

Mi sono sempre chiesto come funziona negli altri paesi europei.Ho sentito dire che in Germania al privato conviene e basta.

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di ,

@NSE: Situazione 1, vero che il privato spesso pensa a "farsi bello" ma quasis sempre non chiede la valutazione costi/benefici, della quale il commerciale/venditore degli impianti domestici non sa nemmeno cosa sia (figurarsi, la settimana prima faceva il venditore porta a porta di aspirapolveri). Situazione 2, vero che il dictat politico ha necessita' elettorali, ma vero anche che i politici quando hanno gia' deciso non chiedono nulla ai tecnici (e tra l'altro all'iterno dei comuni generalmente queste figura sono esternalizzate), tantomeno hanno esaminato dettagli come l'intestatario della bolletta (l'impianto fotovoltaico, beh basta montarlo sul tetto.. che ce vò!) quindi tutto va avanti fino a che non si sbatte su qualche muro o muretto; Situazione 3: la direzione ha deciso come hai indicato tu e tutti si sono adeguati, ma anche qui come nella situazione precedente, tutti gli altri hanno pensato che l'analisi generale del progetto (a 360 gradi) l'avranno fatta ai piani alti: se i capi hanno deciso così, nella loro riunione a porte chiuse, significa che tutto è... perfetto! :-)

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di ,

Articolo illuminante !!!!!!!!! E quanto mai realistico. Posso aggiungere che normalmente le "pensate geniali" sono frutto di idee dei responsabili d'impianto o capi/sottocapi delle varie ditte (anche importanti e strutturate). Solo in seconda battuta si interppella il tecnico-progettista.....tanto è già stato tutto valutato e definito, basta riempire la carta necessaria alla burocrazia...... Come ben detto nell'articolo una consulenza a 360° non può prescindere da una attenta valutazione iniziale di sostenibilità economica dell'intervento.

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di ,

Situazioni interessanti, viste e riviste, ma mi permetto una lettura diversa degli eventi. Situazione 1: sicuri che il committente fosse proprio ignaro? Spesso alcuni committenti (privati) non gli interessa una reale valutazione costi/benefici (altrimenti non cambierebbero il suv tutti gli anni), ma gli interessa ostentare il proprio prestigio: ecco che il fotovoltaico soddisfa il proprio ego e la valutazione costi/benefici è solo un argomento di autoassoluzione/autogiustificazione. Situazione 2: Spesso negli enti locali hanno necessità di raccontare frottole al proprio elettorato, ecco che se qualcuno lungo il processo decisionale, si è azzardato a dire "ma forse sta cosa non sta in piedi", probabilmente sarà finito come raccontava Stefano Masciarelli quando ad Avanzi imitava l'operaio Fiat con l'erre moscia, ovvero al "reparto scocche". Situazione 3, simile alla 2: Probabilmente chi ha "pensato" di ridurre il costo della manod'opera non gli è parso il vero di poter proporre alla governance questa genialata e come spesso accade, le voci "dissenzienti" sono state messe a tacere. In sintesi, secondo la mia modesta opinione gli esempi da te esposti non avvalorano la tesi che ci sono tecnici non attenti in giro, quanto che ci sia una totale squalificazione dell'analisi tecnica/razionale contro una visione più "romantica" ed emotiva.

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